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𝐋𝐀 𝐏𝐎𝐋𝐈𝐓𝐈𝐂𝐀 𝐈𝐍𝐂𝐎𝐍𝐓𝐑𝐀 𝐈𝐋 𝐂𝐀𝐑𝐂𝐄𝐑𝐄
Si è tenuta oggi, presso l'aula consiliare del Consiglio Regionale della Campania,
l'iniziativa "la politica incontra il carcere" organizzata dal Garante Campano dei Detenuti 𝐒𝐚𝐦𝐮𝐞𝐥𝐞 𝐂𝐢𝐚𝐦𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨, con il coinvolgimento dei garanti regionali e territoriali dei diritti delle persone private della libertà personale.
Sono intervenuti diversi rappresentanti istituzionali, parlamentari nazionali, esponenti del terzo settore ed addetti ai lavori:
Valeria Ciarambino - vice Presidente consiglio regionale della Campania, i parlamentari Valeria Valente, Piero De Luca, Paola Nugnes, Raffaele Bruno, Mariolina Castellone, Gianfranco Cifaldi - Garante Abruzzo, Paolo Praticò - Garante metropolitano Reggio Calabria - Piero Rossi - Garante Puglia, Don Franco Esposito - Direttore Pastorale carceraria diocesi di Napoli, Angelo Moretti - presidente Rete di economia civile Sale della Terra, Patrizia Sannino - associazione Carcere Vico.
Le conclusioni sono state affidate al Capo di Gabinetto del Ministro della Giustizia, dott. 𝐑𝐚𝐟𝐟𝐚𝐞𝐥𝐞 𝐏𝐢𝐜𝐜𝐢𝐫𝐢𝐥𝐥𝐨 che ha così dichiarato:
"𝐶 𝑒̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑓𝑜𝑟𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑐𝑒𝑠𝑠𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑑𝑎𝑖 𝑙𝑢𝑜𝑔ℎ𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖.
𝐸 𝑠𝑖 ℎ𝑎 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑢𝑠𝑐𝑖𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑙 𝑚𝑜𝑑𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑖𝑐𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑟𝑎𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑡𝑟𝑎 𝑠𝑖𝑐𝑢𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑒 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜, 𝑡𝑟𝑎 𝑐𝑢𝑠𝑡𝑜𝑑𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑖𝑐𝑢𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑒 𝑑𝑒𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑅𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑟𝑒 𝑓𝑖𝑑𝑢𝑐𝑖𝑎, 𝑙'𝑜𝑏𝑖𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑓𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑓𝑖𝑑𝑢𝑐𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑐𝑎𝑟𝑐𝑒𝑟𝑎𝑟𝑖𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑔𝑖𝑢𝑠𝑡𝑖𝑧𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑔𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑝𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑟𝑖.
𝐂𝐢𝐚𝐦𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨 : 𝑖𝑙 𝑐𝑎𝑟𝑐𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑢𝑛 𝑙𝑢𝑜𝑔𝑜 𝑑𝑖𝑔𝑛𝑖𝑡𝑜𝑠𝑜 𝑒 𝑠𝑖𝑐𝑢𝑟𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑐ℎ𝑖 𝑣𝑖𝑣𝑒 𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑐ℎ𝑖 𝑐𝑖 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎. 𝑈𝑛 𝑙𝑢𝑜𝑔𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑒𝑠𝑝𝑖𝑎𝑡𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑒𝑛𝑎, 𝑚𝑎 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑙𝑡𝑖𝑣𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜.
"𝐿𝑎 𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎- ha aggiunto 𝐂𝐢𝐚𝐦𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨 - 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑟𝑖𝑡𝑜𝑟𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑎 𝑠𝑣𝑜𝑙𝑔𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑟𝑢𝑜𝑙𝑜 𝑜𝑟𝑖𝑔𝑖𝑛𝑎𝑟𝑖𝑜: 𝑎𝑠𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑜𝑠𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖 𝑣𝑖𝑣𝑒 𝑑𝑎 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑙𝑒 𝑒𝑠𝑝𝑒𝑟𝑖𝑒𝑛𝑧𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑟𝑐𝑒𝑟𝑒.
𝐺𝑙𝑖 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑒𝑟𝑧𝑜 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒, 𝑛𝑜𝑖 𝐺𝑎𝑟𝑎𝑛𝑡𝑖, 𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑟𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑎𝑐𝑞𝑢𝑖𝑠𝑖𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑒𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑒 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 politica"𝐋𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐮𝐛𝐛𝐥𝐢𝐜𝐚 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨 la sede del complesso monumentale di Sant'Antonio ( sede del 𝐌𝐎𝐀) 𝐝𝐢 𝐄𝐛𝐨𝐥𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝟑 𝐝𝐞𝐭𝐞𝐧𝐮𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐈𝐂𝐀𝐓𝐓.
𝐂𝐢𝐚𝐦𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨:"U𝑛𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑔𝑒𝑡𝑡𝑢𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑝𝑒𝑟 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑟𝑒-𝑐𝑙𝑢𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑖𝑛-𝑐𝑙𝑢𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒"
Nella giornata di oggi presso l’Istituto a custodia attenuata di Eboli è stato sottoscritto un protocollo d’intesa per avviare un progetto di lavori di pubblica utilità, destinato a 3 detenuti, presso il complesso museale di Sant’Antonio sede del M.O.A ubicato nel cuore del centro antico di Eboli. Il documento è stato sottoscritto dalla Direzione del carcere nella persona della Dottoressa 𝐂𝐨𝐧𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐅𝐞𝐥𝐚𝐜𝐨, dalla Presidente del tribunale di sorveglianza di Salerno, la dottoressa 𝐌𝐨𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐀𝐦𝐢𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞, dal garante campano dei detenuti, professor 𝐒𝐚𝐦𝐮𝐞𝐥𝐞 𝐂𝐢𝐚𝐦𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨, e dal Presidente dell’associazione “Sophis” dottor 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐨 𝐁𝐨𝐭𝐭𝐚. La Direttrice del carcere Concetta 𝐅𝐞𝐥𝐚𝐜𝐨 ha ricordato che:
“ G𝑖𝑎̀ 𝑎𝑙𝑙’𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙 '𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑡𝑜 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑔𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑙’𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒, 𝑙’𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑟𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑒 𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎𝑙𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑖𝑢𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑑𝑒𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑒𝑠𝑐𝑒 𝑎 𝑟𝑒𝑖𝑛𝑠𝑒𝑟𝑖𝑟𝑠𝑖 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑒𝑡𝑎̀. 𝑅𝑖𝑛𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑖𝑙 𝑔𝑎𝑟𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑢𝑟 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟i 𝑑𝑖 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑎 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑔𝑟𝑎𝑡𝑢𝑖𝑡i, ℎ𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑢𝑡𝑜 𝑜𝑓𝑓𝑟𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑑 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑖𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑏𝑜𝑟𝑠𝑎 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜. “
Per la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Salerno 𝐌𝐨𝐧𝐢𝐜𝐚 𝐀𝐦𝐢𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞: "Q𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑖 𝑑𝑖 𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑧𝑎. H𝑜 𝑑𝑎𝑡𝑜 𝑝𝑎𝑟𝑒𝑟𝑒 𝑓𝑎𝑣𝑜𝑟𝑒𝑣𝑜𝑙𝑒 𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑣𝑣𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑔𝑒𝑡𝑡𝑢𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑙’𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑑𝑒𝑡𝑒𝑛𝑢𝑡𝑖.”
Erano 34 oggi i detenuti presenti in questo istituto per ex tossicodipendenti, che hanno offerto un pranzo agli ospiti accogliendoli con delle pizze, primo piatto e torta, molto graditi dai commensali.
Il garante campano dei detenuti 𝐒𝐚𝐦𝐮𝐞𝐥𝐞 𝐂𝐢𝐚𝐦𝐛𝐫𝐢𝐞𝐥𝐥𝐨 nel salutarli ha così commentato "𝐼 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑜𝑟𝑠𝑖 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑎𝑡𝑖𝑣𝑖 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑡𝑜, 𝑙'ℎ𝑎𝑏𝑖𝑡𝑎𝑡, 𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖n𝑠𝑡𝑎𝑢𝑟𝑎𝑡𝑒, 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑔𝑒𝑡𝑡𝑢𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑖 𝑎𝑙𝑙’𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜, 𝑎𝑝𝑝𝑙𝑖𝑐𝑎𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑙 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑟𝑒𝑐𝑖𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑛𝑒 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑜𝑛𝑜 𝑎 𝑟𝑖𝑒𝑑𝑢𝑐𝑎𝑟𝑒, 𝑝𝑟𝑜𝑚𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑖𝑛 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑎𝑟𝑐𝑒𝑟𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑎𝑛𝑒 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑎 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑚𝑎𝑛𝑜 𝑡𝑒𝑠𝑎, 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑝𝑜𝑛𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑖𝑢𝑡𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑎 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑟𝑒-𝑐𝑙𝑢𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑖𝑛-𝑐𝑙𝑢𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒. R𝑖𝑛𝑔𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑎𝑠𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 “𝑆𝑜𝑝ℎ𝑖𝑠” 𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑎 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑒̀ 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑐𝑎𝑟𝑐𝑒𝑟𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡𝑎̀ 𝑐ℎ𝑒 ℎ𝑎 𝑎𝑣𝑢𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑎 𝑎𝑝𝑟𝑖𝑟𝑠𝑖 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒. “
Il museo, così come ha ricordato il dottor 𝐁𝐨𝐭𝐭𝐚, è di 1000 metri quadrati, ed è un luogo dove i 3 detenuti lavorano per tutto il giorno e si preparano a prossime iniziative culturali.
Garante dei detenuti e “Libera contro le mafie” nelle carceri campane: giornata conclusiva a Santa Maria Capua Vetere. Il Garante Ciambriello: «Parlare di crimine organizzato e vittime di mafia per non restare indifferenti».
Si è concluso oggi, con l’iniziativa organizzata nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, il ciclo di incontri nelle carceri campane, promosso dal Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, e dall’associazione “Libera contro le mafie”, presieduta da Don Ciotti, in vista della Giornata nazionale dell’impegno e della memoria delle vittime innocenti di mafia, in programma a Napoli il prossimo lunedì.
Nella chiesta dell’istituto di pena, hanno partecipato all’incontro la Direttrice, Donatella Rotundo, il Garante dei detenuti campano, Samuele Ciambriello, il Senatore Sandro Ruotolo, la referente “Libera Caserta”, Marilù D’Angelo, oltre che Marzia Caccioppoli e Bruno Vallefuoco, familiari di vittime innocenti di Camorra e una delegazione di studenti e docenti dell’Istituto tecnico “Leonardo Da Vinci” di Santa Maria Capua Vetere. A prendere per prima la parola è stata la Direttrice dell’istituto penitenziario, leggendo un passo del libro ‘Ali bruciate. I bambini di Scampia’, scritto da un ex detenuto da lei conosciuto diversi anni fa. La lettura ha anticipato una sua riflessione sul concetto di malavita e criminalità organizzata.
Il Garante dei detenuti, Samuele Ciambriello ha sottolineato «come il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, rappresenti anche il risveglio della verità e della giustizia sociale. In Italia su 1040 vittime innocenti di mafie, metà sono campane. È importante parlare di criminalità organizzata e ricordare le vittime innocenti per non restare indifferenti. L’indifferenza è un proiettile che uccide più di un’arma».
Toccante la testimonianza di Bruno Vallefuoco, padre di Alberto, ucciso erroneamente nel 1998 dalla Camorra, mentre insieme a due colleghi si recava ad un corso di formazione. «La parola legalità andrebbe sostituita con responsabilità e corresponsabilità – ha affermato – La sentenza, anche se dura, non mi ridarà indietro mio figlio. Nel vocabolario troviamo solo le parole orfano e vedovo, mentre non esiste un termine che indichi lo status di genitore che perde un figlio».
Incisivo anche il racconto di Marzia Caccioppoli, mamma di Antonio, bimbo di 9 anni morto per una malattia causata dalle tossicità nella c.d. Terra dei fuochi. «Sono dieci anni che combatto con don Maurizio Patriciello per la salvaguardia del futuro dei giovani. Antonio, ad ottobre scorso, avrebbe compiuto 18 anni e per una madre di figlio unico è un dolore inspiegabile».
È costante l’impegno di Marilù D’Angelo, referente di “Libera Caserta”, che ha raccontato la sua esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata, anticipando qualcosa di ciò che avverrà nella giornata della Legalità del 21 marzo.
Poco prima della conclusione dell’incontro, un detenuto ha chiesto di parlare, ponendo diversi interrogativi ai presenti sul tema della rieducazione del condannato, fondamentale per trovare opportunità di lavoro e vivere secondo legalità, una volta uscito dal carcere.
A concludere è stato il senatore Sandro Ruotolo. Le sue parole suonano come un appello alle coscienze: «Non c’è futuro per chi sceglie la vita del crimine organizzato. La cultura rende liberi e, se volete essere liberi, dovete dire di no alla criminalità organizzata, perché in caso contrario si è solo sudditi. Sareste senza sogni, ma ognuno ha il diritto di sognare».
Il carcere di Santa Maria Capua Vetere ospita 798 detenuti, di cui 165 stranieri e 52 donne, tutte con reati associativi.